Modelli di distribuzione del cloud
I modelli di distribuzione del cloud sono stati introdotti dal NIST, il National Institute of Standards and Technology, è l’ente di riferimento mondiale per gli standard relativi alla Information Technology, nel 2011, nella specifica NIST 800-145.
Il modello di distribuzione del cloud descrive la natura e lo scopo del cloud e come esso è reso disponibile ai clienti e agli utenti finali. Il modello di distribuzione determina il livello di responsabilità condivisa tra il fornitore del cloud e il cliente, nonché il livello di controllo, la flessibilità e la personalizzazione che il cliente può avere sulle risorse cloud. Il modello di distribuzione può anche influenzare il costo, la sicurezza e la qualità del servizio del cloud.
Il concetto di modello di distribuzione delle risorse cloud è utile a comprendere la definizione di un Ecosistema informativo cloud native.
Modelli di distribuzione del cloud secondo il NIST
Secondo il NIST, ci sono quattro modelli di distribuzione del cloud:
- Cloud privato: le risorse cloud sono fornite a uso esclusivo di una singola organizzazione che comprende molteplici unità di business. Il cloud privato può essere gestito dall’organizzazione stessa o da un’entità esterna, e può essere ospitato sia internamente che esternamente
- Cloud pubblico: le risorse cloud sono fornite a uso generico del pubblico su Internet. Il cloud pubblico è gestito da un’entità che vende i servizi cloud ai clienti, e può offrire diversi livelli di sicurezza, privacy e scalabilità.
- Cloud comunitario: le risorse cloud sono fornite a uso esclusivo di una comunità specifica di organizzazioni che condividono interessi comuni, come la missione, le politiche, i requisiti di sicurezza o la conformità. Il cloud comunitario può essere gestito da una o più organizzazioni della comunità o da un’entità esterna, e può essere ospitato sia internamente che esternamente.
- Cloud ibrido: le risorse cloud sono fornite da una combinazione di due o più modelli di distribuzione del cloud (privato, pubblico o comunitario) che rimangono distinti ma sono collegati da una tecnologia standardizzata o proprietaria che consente la portabilità dei dati e delle applicazioni. Il cloud ibrido può offrire maggiore flessibilità, efficienza e ottimizzazione dei costi.
Esempi dei modelli di distribuzione
- Cloud privato: un esempio di cloud privato è quello utilizzato dalla NASA, che ha creato il suo proprio cloud chiamato Nebula. Questo cloud offre ai ricercatori e agli ingegneri della NASA un ambiente sicuro e scalabile per gestire i dati e le applicazioni spaziali. Il cloud privato della NASA è ospitato nei suoi data center e non è accessibile al pubblico.
- Cloud pubblico: un esempio di cloud pubblico è quello offerto da Amazon Web Services (AWS), Microsoft Azure, Oracle Cloud e Google Cloud Provider . AWS offre una vasta gamma di servizi cloud, come il calcolo, lo storage, il database, l’analisi, l’intelligenza artificiale, la sicurezza e altro ancora.
- Cloud comunitario: un esempio di cloud comunitario è quello creato dalla Commissione Europea, che ha lanciato il progetto European Cloud Initiative nel 2016. L’obiettivo di questo progetto è di creare un cloud europeo per la scienza aperta, che consenta ai ricercatori di condividere e analizzare i dati scientifici in modo collaborativo e trasparente. Il cloud comunitario europeo si basa su principi di fiducia, sovranità e interoperabilità.
- Cloud ibrido: un esempio di cloud ibrido è quello adottato da Netflix, che è il più grande servizio di streaming video al mondo. Netflix usa il cloud pubblico di AWS per la maggior parte delle sue operazioni, come l’hosting dei contenuti, la gestione del traffico, la sicurezza e l’analisi dei dati. Tuttavia, Netflix usa anche il suo cloud privato per alcune funzioni critiche, come la codifica dei video, la gestione dei diritti digitali e la distribuzione dei contenuti ai partner.
La scelta di un modello di distribuzione del cloud rispetto ad un altro è stato al centro di ampie valutazioni negli anni passati in sede di comunità europea, con particolare attenzione alla tutela della proprietà e sicurezza dei dati e delle identità digitali.
Di fatto oggi la maggior parte delle aziende presenti nella comunità europea utilizza un cloud pubblico ibridato applicando strategie di zero trust ed evitando il più possibile la presenza di end point pubblici nel trasporto di dati interni all’ecosistema gestito.
L’ibridazione nasce per necessità, un piano di adozione del cloud deve tenere conto dei tempi e passaggi specifici per la singola organizzazione e dall’impossibilità ovviamente di trasferire in un solo colpo l’intero ecosistema informativo aziendale in cloud.
Infine negli ultimi anni si parla di multi cloud pubblico ed ibridato all’interno di una stessa organizzazione e nella ovvia necessità per la stessa di comunicare e trasportare dati da e verso altri cloud esterni o sistemi informativi non cloud oriented.